Scritti sull'arte
- Pagine172
- Prezzo22.00
- Anno2024
- ISBN9788882731960
- NoteDi prossima pubblicazione
Scritti sull'arte Tra genialità e acrobazie
Mancava, finora, all’ampio catalogo delle ricognizioni editoriali dedicate alla figura tanto singolare quanto decisiva di Jean Cocteau (1889-1963), poeta, scrittore, regista, magnifico disegnatore e inoltre organizzatore di cultura nel nome del migliore modernismo francese, un volume antologico che desse conto di una sua ulteriore facoltà: quella del critico d’arte.
Compagno di strada dei migliori talenti dell’avanguardia parigina, il precoce letterato ed artista si è dunque distinto anche come non meno precoce commentatore delle opere di pittori e scultori di varie epoche, secondo registri eterodossi. A conferma di una tradizione molto francese che vede scrittori e poeti impegnati nell’agire da battistrada o esegeti dei loro amici artisti. Quasi a conferma di quell’aforisma di Lichtenberg, secondo il quale, più o meno, agli specialisti sfugge quasi sempre il meglio.
Il geniale dilettante Cocteau trova sempre la parola azzeccata, la metafora ardita ma esplicativa, la similitudine spiazzante, anche perché, senza essere appunto uno specialista, ne sa, conosce cose e circostanze, ha occhio, sa giudicare le opere, assistito da una cultura vasta e flessibile, capace di collegare mediante una scrittura sintetica, talvolta addirittura spiccia, animata da immagini verbali inedite, tenute sotto controllo in una sequenza logica: Modigliani, Jacques Émile Blanche, Dérain, Fernand Léger, De Chirico, Boldini, Matisse, Cézanne, Picasso fino a El Greco e Watteau, ma non manca persino Coco Chanel. Sono questi alcuni protagonisti scrutinati dall’indisciplinato Accademico di Francia.
Quale dialogo sarebbe stato possibile fra due acrobatici maestri della prosa quali Jean Cocteau e il nostro Roberto Longhi?